I dazi statunitensi stanno ridefinendo il commercio globale, con un potenziale aumento della tariffa media ponderata dal 6% a quasi il 35%, il livello più alto dal XIX secolo. Questo cambiamento strutturale impatta fortemente il settore pet, già alle prese con costi e mercati instabili.
Le aziende del settore, specialmente quelle con catene di fornitura asiatiche, affrontano costi di produzione e distribuzione più elevati, interruzioni della supply chain e un’intensificazione della concorrenza in altri mercati (come UE e UK) a causa del dirottamento delle merci. Si prevede anche una debolezza della fiducia dei consumatori e un potenziale calo dei prezzi delle azioni.
Per mitigare questi impatti, le aziende devono agire rapidamente. È cruciale rivedere la classificazione dei prodotti, la documentazione del Paese di origine, il valore imponibile, e valutare procedure fiscali e esenzioni.
Le recenti misure hanno introdotto un dazio “di base” del 10% per la maggior parte dei Paesi. I dazi “reciproci” più alti sono stati sospesi per 90 giorni per molti partner commerciali, ma la Cina è ora soggetta a un dazio del 145% sulla maggior parte dei beni.
Il 9 aprile, i dazi reciproci sono stati sospesi per 90 giorni per la maggior parte dei partner commerciali. Il dazio “di base” del 10%, introdotto il 5 aprile, si applica ora a tutti i Paesi, ad eccezione della Cina, per la quale si applica un dazio del 145% alla maggior parte dei beni. È stata introdotta un’ulteriore revisione, che esclude smartphone, computer e altri dispositivi elettronici.
L’8 maggio, Regno Unito e Stati Uniti hanno annunciato un accordo su alcuni beni, tra cui la riduzione dei dazi sulle auto dal 25% al 10% per le esportazioni britanniche (per un massimo di 100.000 auto) e l’eliminazione di un dazio del 25% sulle esportazioni di acciaio e alluminio. Tuttavia, l’onere tariffario sui prodotti farmaceutici rimane poco chiaro.